mercoledì 8 maggio 2013

"Padri separati"… not in my name.

Sono un padre separato. E sono anche una persona che non ha alcuna simpatia per il "politicamente corretto".
Ma non voglio che nessuno al mondo possa considerarmi complice silenzioso di una certa accolita di "padri separati" che imperversa in rete, in TV e nelle aule dei Tribunali.
Forse una piccola autodidascalia può essere utile: sono un padre che ha avuto la vera "sfortuna" (di cui peraltro non nego le responsabilità) di fare un figlio con una donna sconosciuta e stronza.
Naturalmente mi rendo conto che l'epiteto non è politicamente corretto, ma il mio punto di vista è proprio questo.
Credo proprio che esistano anche donne stronze, che questa patente se la guadagnano "sul campo".
Aggiungo che nessuno al mondo potrà convincermi che sia giusto essere trattati in modo indecente da una persona che, giorno dopo giorno, si rivela vendicativa, possessiva o avida.

- Non per questo odio le donne. Sembrerebbe ovvio, ma è opportuno precisarlo perché i "padri separati" di cui sopra proprio nell'odio ci sguazzano. 
- Non per questo credo che i mali di questa società gravemente declinante si risolvano negando alle donne diritti, onestamente, più che sacrosanti. Di cui noi maschi godiamo da molti secoli peraltro.
- Non per questo sono cieco davanti alla gravità di violenza, volontà di esercitare l'arbitrio sulle persone e pedofilia, che, è ampiamente assodato, sono appannaggio pressoché esclusivo del genere maschile.
- Riesco a vedere benissimo che la vessazione delle donne (e dei bambini) non è solo un fenomeno ormai quasi di massa, ma un vero e proprio pilastro ideologico oppressivo che appesta gran parte delle società "vigenti", la nostra inclusa.
- Senza aguzzare troppo la vista riesco perfino ad accorgermi che non esiste nessuna "violenza di massa" delle donne contro gli uomini. Avendo frequentato per tutta la vita donne impegnate nella difesa dei sopraddetti sacrosanti diritti, so per certo che non esiste nemmeno quel "odio aprioristico contro gli uomini" (chi ha inventato la parola "misandria"?) che viene invocato dai sempre attivissimi "padri separati" (a cui non a caso si dà gran voce!) per giustificare una riconquista "belligerante" del loro potere sociale messo in discussione.
- Di più: non credo aprioristicamente che la gran parte delle denunce di comportamenti violenti nei confronti di donne e bambini esercitati tra le mura domestiche, siano "false". Certamente qualche dinamica di vendetta, qualche falso testimone si anniderà nella gran massa dei casi di conflitto, ma non scherziamo: centinaia di donne uccise e di bambini violati (non erano maschi i preti e i vescovi?) dovrebbero bastarci per capire da che parte stanno i veri bastardi.

Dunque io NON voglio essere rappresentato da simili stronzi irresponsabili. (E qui ritengo di essere anche politicamente corretto!)
Dunque, RIVENDICANDO IL DIRITTO DI ESSERE PERSONALMENTE INCAZZATO con una singola donna (persona), voglio mantenere la capacità di continuare a comportarmi in modo civile, anche in assenza di riscontri positivi. Questo è nella mia dignità di persona.
E proprio la mia dignità di persona mi impedisce di farmi complice di un'accolita di maleodoranti fascisti, che sfruttano il malessere (e talvolta le condizioni di indigenza economica) di quelli come me per diffondere menzogne deliranti su cui basare l'invocazione di leggi vessatorie, volte a rispedire le donne in pieno Medioevo. Con i "loro" bambini sulle spalle.
Non mi offrirebbe nessuna consolazione (o peggio soddisfazione) il "vantaggio" di ricacciare una donna, meglio se piena di lividi, nel buio a cui aspirano quei "padri separati" per poter spadroneggiare. Non siamo al mondo per questo. Almeno non io.

Anche per esperienza direttamente vissuta, so pure che mai si deve cercare di demolire agli occhi di un bambino "conteso" la figura della madre.
Non dico che non si debba esercitare il diritto di criticare comportamenti palesemente provocatori o scorretti facendo gli zerbini di professione o trattando i bambini come dei minus habens, non dico che non mi importi nulla di cosa sua madre possa dire di me a mio figlio, ma so per certo che in queste vicende delicate come cristalli, la stella polare deve sempre essere l'offerta di equilibrio a chi ha meno strumenti perché ha meno esperienza. Quegli strumenti i bambini se li aspettano da chi gli vuole bene e, con questo spirito, voglio offrirli a mio figlio perché affronti la vita da uomo capace di relazioni e di amore e non per accaparrarmi la sua timorosa benevolenza.

Se il nostro rapporto tra adulti è una schifezza, i bambini devono essere il più possibile tenuti fuori. Non è facile, ve lo assicuro. Non sempre ci si riesce. Ma so che di questo sforzo mio figlio potrà essere riconoscente a me e forse anche all'intero mondo degli adulti. Arriverà il momento in cui potrà essere lui a sedimentare un giudizio personale sulle persone, donne e uomini, che ha incontrato.
E, a proposito di PAS, so bene che già adesso mio figlio ha una sua capacità di vedere e forse anche di valutare. Mai potrei accettare il concetto che lui NON debba essere ascoltato da un giudice, perché "non attendibile" o "condizionato".
E infatti i giudici, benché sia noto e acquisito che tendano a favorire le madri (ma forse è così perché, statisticamente, sono i padri a comportarsi peggio in questi frangenti), fino ad oggi a me non hanno dato torti o responsabilità che io non abbia.
Alle associazioni cosiddette dei cosiddetti "padri separati" chiedo dunque di NON sfruttare la mia condizione e quella dei tanti padri che, come me, sono in vere difficoltà. 
Propongo loro di scegliersi un altro nome… più consono al loro essere "padri separati fascisti e misogini" e chiedo loro di non agire mai più in my name.