Ma non voglio che nessuno al mondo possa considerarmi complice silenzioso di una certa accolita di "padri separati" che imperversa in rete, in TV e nelle aule dei Tribunali.
Forse una piccola autodidascalia può essere utile: sono un padre che ha avuto la vera "sfortuna" (di cui peraltro non nego le responsabilità) di fare un figlio con una donna sconosciuta e stronza.
Naturalmente mi rendo conto che l'epiteto non è politicamente corretto, ma il mio punto di vista è proprio questo.
Credo proprio che esistano anche donne stronze, che questa patente se la guadagnano "sul campo".
Aggiungo che nessuno al mondo potrà convincermi che sia giusto essere trattati in modo indecente da una persona che, giorno dopo giorno, si rivela vendicativa, possessiva o avida.
- Non per questo odio le donne. Sembrerebbe ovvio, ma è opportuno precisarlo perché i "padri separati" di cui sopra proprio nell'odio ci sguazzano.
- Non per questo credo che i mali di questa società gravemente declinante si risolvano negando alle donne diritti, onestamente, più che sacrosanti. Di cui noi maschi godiamo da molti secoli peraltro.
- Non per questo sono cieco davanti alla gravità di violenza, volontà di esercitare l'arbitrio sulle persone e pedofilia, che, è ampiamente assodato, sono appannaggio pressoché esclusivo del genere maschile.
- Riesco a vedere benissimo che la vessazione delle donne (e dei bambini) non è solo un fenomeno ormai quasi di massa, ma un vero e proprio pilastro ideologico oppressivo che appesta gran parte delle società "vigenti", la nostra inclusa.
- Senza aguzzare troppo la vista riesco perfino ad accorgermi che non esiste nessuna "violenza di massa" delle donne contro gli uomini. Avendo frequentato per tutta la vita donne impegnate nella difesa dei sopraddetti sacrosanti diritti, so per certo che non esiste nemmeno quel "odio aprioristico contro gli uomini" (chi ha inventato la parola "misandria"?) che viene invocato dai sempre attivissimi "padri separati" (a cui non a caso si dà gran voce!) per giustificare una riconquista "belligerante" del loro potere sociale messo in discussione.
- Di più: non credo aprioristicamente che la gran parte delle denunce di comportamenti violenti nei confronti di donne e bambini esercitati tra le mura domestiche, siano "false". Certamente qualche dinamica di vendetta, qualche falso testimone si anniderà nella gran massa dei casi di conflitto, ma non scherziamo: centinaia di donne uccise e di bambini violati (non erano maschi i preti e i vescovi?) dovrebbero bastarci per capire da che parte stanno i veri bastardi.
Dunque io NON voglio essere rappresentato da simili stronzi irresponsabili. (E qui ritengo di essere anche politicamente corretto!)
Dunque, RIVENDICANDO IL DIRITTO DI ESSERE PERSONALMENTE INCAZZATO con una singola donna (persona), voglio mantenere la capacità di continuare a comportarmi in modo civile, anche in assenza di riscontri positivi. Questo è nella mia dignità di persona.
E proprio la mia dignità di persona mi impedisce di farmi complice di un'accolita di maleodoranti fascisti, che sfruttano il malessere (e talvolta le condizioni di indigenza economica) di quelli come me per diffondere menzogne deliranti su cui basare l'invocazione di leggi vessatorie, volte a rispedire le donne in pieno Medioevo. Con i "loro" bambini sulle spalle.
Non mi offrirebbe nessuna consolazione (o peggio soddisfazione) il "vantaggio" di ricacciare una donna, meglio se piena di lividi, nel buio a cui aspirano quei "padri separati" per poter spadroneggiare. Non siamo al mondo per questo. Almeno non io.
Anche per esperienza direttamente vissuta, so pure che mai si deve cercare di demolire agli occhi di un bambino "conteso" la figura della madre.
Non dico che non si debba esercitare il diritto di criticare comportamenti palesemente provocatori o scorretti facendo gli zerbini di professione o trattando i bambini come dei minus habens, non dico che non mi importi nulla di cosa sua madre possa dire di me a mio figlio, ma so per certo che in queste vicende delicate come cristalli, la stella polare deve sempre essere l'offerta di equilibrio a chi ha meno strumenti perché ha meno esperienza. Quegli strumenti i bambini se li aspettano da chi gli vuole bene e, con questo spirito, voglio offrirli a mio figlio perché affronti la vita da uomo capace di relazioni e di amore e non per accaparrarmi la sua timorosa benevolenza.
Se il nostro rapporto tra adulti è una schifezza, i bambini devono essere il più possibile tenuti fuori. Non è facile, ve lo assicuro. Non sempre ci si riesce. Ma so che di questo sforzo mio figlio potrà essere riconoscente a me e forse anche all'intero mondo degli adulti. Arriverà il momento in cui potrà essere lui a sedimentare un giudizio personale sulle persone, donne e uomini, che ha incontrato.
E, a proposito di PAS, so bene che già adesso mio figlio ha una sua capacità di vedere e forse anche di valutare. Mai potrei accettare il concetto che lui NON debba essere ascoltato da un giudice, perché "non attendibile" o "condizionato".
E infatti i giudici, benché sia noto e acquisito che tendano a favorire le madri (ma forse è così perché, statisticamente, sono i padri a comportarsi peggio in questi frangenti), fino ad oggi a me non hanno dato torti o responsabilità che io non abbia.
Alle associazioni cosiddette dei cosiddetti "padri separati" chiedo dunque di NON sfruttare la mia condizione e quella dei tanti padri che, come me, sono in vere difficoltà.
Propongo loro di scegliersi un altro nome… più consono al loro essere "padri separati fascisti e misogini" e chiedo loro di non agire mai più in my name.
Bravo Maiorapremunt! ci stavamo chiedendo tutte da un bel pezzo (almeno noi donne), ma sti cazzi di padri separati veri, non si incazzano a vedersi infangare così dai deliranti e fascisti autonominatisi "padri separati"?
RispondiEliminaMeraviglioso ... Così sensato!
RispondiEliminaA volte mi chiedo come si possa vedere le cose in modo diverso da questo! Cosa "salta", cosa provoca un corto-circuito nella mente delle persone?
Grazie per aver preso posizione. La questione non mi tocca personalmente, ma trovo che sia molto importante fare queste distinzioni!
Stefania
A me tocca personalmente e credo che il meraviglioso padre "separato" dei miei bambini, con cui sono in ottimi rapporti, sia completamente in sintonia con il tuo pensiero.
RispondiEliminaComplimenti
Antonella
grande padre, se posso permettermi. Separato o meno questo non conta. condivido ogni tua singola parola, una lucidità eccezionale. Continua così.
RispondiEliminaMi piace. Mi piace il tuo essere saper essere "politicamente scorretto" e arrabbiato senza trasformare la sfortuna della tua vicenda in odio rancoroso verso l'intero genere femminile. Mi piace la serena capacità di riconoscere i punti che svantaggiano le donne in quanto fatti e non in quanto argomenti di polemica da smontare in spregio della logica. M'inchino alla maturità di chi non ha perso la voglia di confrontarsi e dialogare e costruire, di essere un uomo vero e non regredire a gorilla per sfogare il risentimento. Mi ridai fiducia nel fatto che un rapporto valido è possibile, nonostante la mia personale sfortuna con il mio ex marito... Chapeau.
RispondiEliminaMarco, c'è però una frase con la quale non concordo affatto, nella mia esperienza non è così, e così come l'hai scritta è una generalizzazione e come tutte le generalizzazioni può essere pericolosa: "E infatti i giudici, benché sia noto e acquisito che tendano a favorire le madri" - noto e acquisito? favorire? sono questi i termini che stonano un pò....
RispondiEliminaFaccio un precisazione perché mi rendo conto che ho espresso forse male il mio pensiero (e quindi può essere stato male interpretato).
EliminaIntendo dire che - nelle vicende giudiziarie - STATISTICAMENTE, le sentenze di affidamento esclusivo alla madre sono 10 volte tante rispetto a quelle di affidamento esclusivo al padre.
Così come, poche righe prima, scrivevo che gli episodi di pedofilia sono pressochè totalmente appannaggio del genere maschile. Solo questo, senza nessuna deriva di alcun genere. Mi scuso se la frase poteva dare adito a qualche interpretazione dietrologica.
Leggo e inorridisco:"E infatti i giudici, benché sia noto e acquisito che tendano a favorire le madri (ma forse è così perché, statisticamente, sono i padri a comportarsi peggio in questi frangenti)". Per quanto sia d'accordo con il senso generale dell'intervento, sono trasalita davanti questa frase. In poche parole giustifichiamo l'atteggiamento sessista dei giudici perchè altri padri si sono comportati in modo indegno? Se è per questo ci sono anche alcune madri che nelle more di una separazione si comportano in maniera meschina e inqualificabile, perchè per loro non dovrebbe valere il pregiudizio ideologico? Mi sembra uno scivolone logico abbastanza obbrobrioso, considerato che i giudici, nell'ordinamento italiano, hanno ampissimi margini di discrezionalità, per cui nulla osta (anzi, sarebbe loro dovere) giudicare ogni singolo caso nella sua specificità e particolarità. Altro che giustificare l'andazzo: lo bastoniamo per la sola ragione che lui è l'uomo, punirne uno per educarne cento? Allucinante. Quello che a mio parere sfugge all'autore del pezzo è proprio questo: tante donne potenzialmente "stronze" verrebbero fermate all'inizio se la legge non fosse così sessista e squilibrata e se non sapessero che possono marciarci sopra. Niente trippa per gatti= riduzione notevole del contenzioso familiare. Valeria
RispondiEliminaMa per cortesia... Come "una ...." non rappresenta TUTTE le ex mogli (fortunatamente) così "un ...." non rappresenta TUTTI gli ex mariti / padri separati. Ognuno ha il diritto di esprimersi come crede, ma trovo questo suo ragionamento estremista e pericolosamente speculare a ciò che lei aborre (quindi, in fondo, somiglia a ciò che detesta più di quanto lei stesso immagina).
RispondiEliminaP.S. Chiedo venia, non mi sono firmata (Chiara) e sono una donna.
RispondiEliminaGrazie. Nessun* pretenda da nessun "padre separato", né da nessun uomo, di essere perfetto; né questo si deve pretendere da nessuna donna.
RispondiEliminaLealtà, sforzo reciproco di capirsi: questo si, è la sola cosa che può fare la differenza, per trovare equilibrio nelle differenze.